I Giorgieness e la loro “Dimmi Dimmi Dimmi”, il singolo in attesa del nuovo cd

Questo brano è una sorta di addio a “La giusta distanza”. Ha ancora un linguaggio simile, ma l’idea di fondo è diversa. Al “tu” con cui parlo non devo più dimostrare niente, chiedo solo ossessivamente che altro vuole da me

Giorgie D’Eraclea, cantautrice e leader dei Giorgieness, descrive così il singolo che anticipa il nuovo album della band che vive tra Milano e la provincia di Como atteso per l’autunno. “Dimmi Dimmi Dimmi”, questo il titolo del brano che potete ascoltare alla fine dell’intervista, mostra un lato maturo di Giorgie. Una cantante capace di colpire testa, cuore e pancia di chi se la trova davanti “armata” di microfono.

Leggete qui sotto la sua intervista in esclusiva. Ma prima, non perdetevi il video saluto dedicate a tutte le fan di Ragazzamoderna.it!

 

La passione per la musica e la nascita dei Giorgieness

Come nasce la tua passione per la musica? Diciamo che il seme è stato piantato dai miei genitori. In casa si è sempre ascoltata e anche mio padre suonava da giovane, quindi la chitarra l’ho sempre avuta in cameretta. I primi esperimenti di canzoni – d’amore tristissimo – penso risalgano ai sei/sette anni. Con la figlia del suo ex batterista ci siamo promesse che da grandi avremmo fondato una band. E così abbiamo fatto a quindici anni. Poi non ho mai più smesso, fino a quando mi sono trasferita a Milano a diciotto anni e ho iniziato il progetto Giorgieness.

Quando e come è nata la band? A diciotto/diciannove anni ho cominciato a scrivere canzoni in italiano. Per circa un anno ho suonato quei brani in acustico, chitarra e voce. Poi ho conosciuto Andrea De Poi, l’attuale bassista e, quindi, Samuele. Con questa formazione abbiamo fatto fatto concerti ovunque ci chiamassero per un paio di anni, fino a quando non abbiamo incontrato il nostro attuale manager Carlo Garrè. Grazie a lui ci ha trovati anche Davide Lasala, il nostro produttore, che si è appassionato al progetto diventandone chitarrista e aggiungendo alla ciurma anche Luca Pozzi alla batteria. Ed eccoci qui!

Andate molto d’accordo? Come in tutte le famiglie ci sono alti e bassi, ma ci vogliamo davvero bene. Stiamo a contatto per buona parte dell’anno e questo ci regala momenti di condivisione fortissimi che cementano il rapporto in un modo che non saprei nemmeno descrivere. Ma essere sempreinsieme porta inevitabilmente anche a piccoli scontri che, però, superiamo sempre con grandi sorrisi appena scesi dal palco. A tutti noi piace suonare. E ci piace farlo insieme. Questo è fondamentale.

Gli album della band

Qual è “La giusta distanza”? La giusta distanza può essere un centimetro esatto come oceani. Credo sia più una condizione mentale, che ti permette di analizzare, capire e digerire le cose che ti succedono prima di reagire. E questo per me è fondamentale, il mio istinto non sbaglia ma le emozioni mi travolgono come treni e ho dovuto imparare, con molta fatica, a non lasciare che queste mi schiaccino. Quando l’ho scritto non ci ero ancora arrivata, e forse non ci arriverò mai del tutto, ma è stato fondamentale per me capirlo e sforzarmi di metterlo in pratica. In poche parole è il famoso “prima di parlare conta fino a dieci”.

È un album che pare dedicato a una passione struggente, irrinunciabile ma impossibile da vivere. È così? È assolutamente così. Parla di un amore che non è mai iniziato e mai finirà, ma nel tempo è mutato e ci ha permesso di volerci bene. Le persone di cui ho scritto sono complesse e piene di paure, ma anche estremamente sincere e sofferenti, già da sole. È stato importante scriverne e chiudere quell’esperienza in un disco. Impossibile da vivere, ma non da custodire nel profondo. Vivo come una fortuna l’aver vissuto qualcosa di così totalizzante e contro la logica, anche per apprezzare quello che ho oggi.

Qual è il pezzo a cui sei più legata? Sicuramente “che strano rumore”. L’ho scritto in un momento davvero difficile della mia vita, del quale ancora non riesco a parlare apertamente ma che in qualche modo ritorna in tutte le canzoni che vanno a comporre il prossimo disco. Per la prima volta in un pezzo ho parlato di me, con autocritica ma anche assolvendomi da cose più grandi di me che ancora non riuscivo a controllare.

Le collaborazioni dei Giorgieness

Hai collaborato con “Le Luci della Centrale Elettrica”. Puoi dirci qualcosa di questa esperienza? Con Vasco ho collaborato grazie a Fede Dragogna, mio carissimo amico e suo produttore, che conoscendomi da quando ho iniziato a mettere in piedi Giorgieness – e conoscendo anche la mia grande ammirazione per Le Luci – mi ha proposta come voce per i cori. Per assurdo i pezzi su cui ho lavorato sembrano parlare di me, e questo mi ha fatto tremare un po’ le gambe mentre ero in studio. Ho un ricordo dolce e forte di quel momento e sono davvero felice di esserci stata.

Con quali altri artisti ti piacerebbe collaborare? Mi piacerebbe molto fare qualcosa con gli Zen, che sono diventati persone molto importanti dopo diverse scorribande livornesi, ma anche con la Rappresentante di Lista che ha una delle voci più emozionanti che abbia mai sentito. Restando in Italia, credo che cantare una canzone con Edda sarebbe credo il massimo in questo momento. Ha una storia e una fragilità che sento molto vicine.

Progetti per il futuro? Siamo in studio, in autunno uscirà il nuovo disco. Per ora sono concentrata qui e non vedo l’ora di ripartire con un tour di quelli pieni di date, di volti e di ore in furgone.

 

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