Martina Caironi, la portabandiera azzurra alle Paralimpiadi di Rio

Da oggi si riaccendono per la seconda volta i riflettori sul Brasile e su Rio dove andranno in scena i primi Giochi Paralimpici sudamericani

Fino al 18 settembre, i nostri italiani andranno a caccia di medaglie: sono 528 i titoli in palio alle Paralimpiadi, in 23 discipline diverse. Da Akex Zaradi fino a Beatrice “Bebe” Vio sarano 101 gli Azzurri impegnati nelle gare: atleti straordinari a cui la vita ha messo davanti sfide spesso più grandi di loro, ma che hanno saputo fare delle loro disabilità il loro punto di forza.

Come ha fatto Martina Caironi che guiderà la delegazione italiana durante la cerimonia di apertura al Maracanà. La nostra giovane portabandiera, appartenente al Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle fa parte degli atleti che gareggiano nella categoria T42, quella che indica le disabilità motorie agli arti inferiori: Martina, infatti, è stata vittima nel 2007 di un incidente in motorino causato da un pirata della strada. Incidente a seguito del quale le viene amputata la gamba sinistra. Oggi, a distanza di anni è una ragazza forte, che ha saputo combattere contro qualcosa che avrebbe potuto distruggere chiunque. Si è rialzata, ha infilato la sua protesi e ha iniziato a correre diventando ben presto l’astro nascente dell’atletica paralimpica.
Una promessa che si è confermata negli anni a suon di record e medaglie vinte come l’oro ai Giochi di Londra nei 100 metri, quando sigla anche il record del mondo in 15’’87 aggiudicandosi a pieno diritto il soprannome di “donna con le protesi più veloce del mondo”. Ma non solo, ai Mondiali del 2013 conquista ben due ori, nei 100 metri e nel salto in lungo mentre nell’edizione dei Campionati del Mondo dello scorso anno ha bissato il successo nei 100 metri e conquistato, di nuovo nel salto in lungo, l’argento mondiale. E saranno di nuovo queste le discipline in cui tenterà di imporsi anche a Rio.

A NOI PIACE PERCHÉ:

  1. Umile, solare, coraggiosa e determinata, Martina è una ragazza normale. Non ama i riflettori, è disponibile con tutti ed è sempre impegnata nel portare la sua esperienza, spiegando l’importanza dello sport, nelle scuole e nelle università. Sono stati questi i motivi principali che hanno portato Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, a sceglierla come porta bandiera.
  2. Sport, sport, sport, ma anche l’università. Oltre alle Olimpiadi Martina è impegnata anche con gli studi in mediazione linguistica e culturale. Ovviamente a chi le chiede cosa le piacerebbe fare risponde che vorrebbe lavorare nell’ambito sportivo.
  3. Quando ha avuto l’incidente aveva appena 18 anni, un’età delicata per una ragazza, ma è riuscita a reagire. Come racconta spesso, inizialmente non riusciva a mostrare la gamba in pubblico quindi gonne e vestiti erano praticamente banditi dal suo armadio. Il periodo passato in Spagna in occasione dell’Erasmus, però, le ha dato il coraggio e la forza per cambiare: adesso non nasconde più la protesi, è tornata a mettere le gonne, ma non parlatele di tacchi: troppo complicato cambiare ogni volta la protesi, le scarpe da ginnastica sono molto più comode.
  4. A Rio sarà seguita dalla famiglia, dai tanti sostenitori, ma anche da un personaggio di eccezione. Si tratta del regista Simone Saponieri che con la sua troupe sta girando “L’aria sul viso”, un documentario incentrato proprio sulla nostra portabandiera azzurra e sul suo anno olimpico. Saponieri era un compagno di scuola di Martina e quando ha deciso di girare questo documentario ha subito pensato a lei. A Rio sarà quindi seguita anche dalle telecamere di una troupe.

In bocca al lupo Martina!!

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