Ovunque con te

Due bande di motociclisti con un conto da regolare, un padre centauro che ha rinunciato alla “normalità” di una famiglia per unirsi al rombante club “Regno del Terrore”, e un giovane biker presuntuoso che ha il compito di proteggerla, seguendola come un’ombra. L’estate che quest’anno si prospetta a Emily in Kentucky sembra molto lunga, e più che mai lontana dalla sua vita perfetta fatta di un padre adottivo amorevole, un gruppo di amici adorabili e un’ottima scuola.
Non tutto però è come sembra. E la stramba famiglia rockettara del papà riesce a far breccia nel cuore di Emily che, intanto, apprezza sempre più la compagnia di Oz, che da semplice guardia del corpo si è trasformato in confidente e qualcosa in più.
E vissero tutti felici e contenti sfrecciando on the road? Forse. Ma non prima di aver superato prove da veri duri: perché quando si parla di amori e motori, segreti e vendette, il colpo di scena è sempre dietro la prossima curva…
Capace di proiettarvi lì, sulla strada, in sella al vostro bolide con il vento che vi soffia sul viso, il nuovo young adult “Ovunque con te” firmato Katie McGarry – in uscita nelle librerie italiane domani, 14 aprile, per HarperCollins Italia – è un romanzo intenso, romantico e insolito che vi conquisterà fin dalla prima pagina.
Una storia che vi resterà nel cuore della quale l’autrice, in questa intervista esclusiva, ha deciso di regalarvi in anteprima qualche chicca…
Cosa puoi dirci di “Ovunque con te”?
“Ovunque con te” è il mio ultimo romanzo young adult, e questa volta ho voluto raccontare di un gruppo di adolescenti cresciuti in un motorclub. Ho dovuto fare una discreta quantità di ricerche, perché volevo parlare di club motociclistici con cognizione di causa. I personaggi, soprattutto quelli di Oz ed Emily, significano davvero moltissimo per me. Emily ha sempre vissuto con la madre ed il padre adottivo, ma finisce per trascorrere l’estate in compagnia del suo padre biologico, membro del motorclub “Regno del Terrore”. Oz, da parte sua, desidera disperatamente diventare membro a tutti gli effetti del club, che considera già la sua famiglia. È un adolescente e sta attraversando quella fase in cui sta cercando di capire cosa vuole davvero e cosa invece sono gli altri a desiderare per lui.
Cosa ti ha ispirata a scrivere di questo preciso argomento?
Sono cresciuta in un quartiere animato dalla presenza dei motorclub. Mio padre lavorava part-time in un negozio sulla stessa strada in cui abitavamo, e quando mia madre mi faceva restare con lui ero solita vedere queste persone arrivare con le loro motociclette, per me bellissime. Sono cresciuta con una percezione positiva dei motorclub e della loro vera natura. Ovviamente i telegiornali riportano ciò che succede dove nascono e si scontrano gang fuorilegge, ma la comunità motociclista non è assolutamente fatta solo di questo, anzi. Le persone che si uniscono ai club spinte dall’amore verso le motociclette e che vi restano grazie al senso di fratellanza che si sviluppa tra i membri sono molte, molte di più.
Che tipo di ricerche hai svolto?
Per questo romanzo, mi sono impegnata in prima persona. Ho contattato un motorclub locale, spiegando chi fossi e cosa stessi facendo e chiedendo il permesso di intervistarli. Qualche settimana dopo, il presidente del club mi ha offerto di raggiungerli e passare del tempo con loro. Ho potuto incontrare tutti i membri, le loro mogli e i figli, e ho potuto vedere come tutti fossero parte di un’unica famiglia allargata: mi ha tolto il fiato. Ogni venerdì, per esempio, organizzavano una grande cena comune alla quale ognuno contribuiva con qualcosa, anche se in genere le famiglie con bambini dopo le otto si accomiatavano. È un mondo meraviglioso, e ho provato a portarne via il più possibile con me, nel bene e nel male, e a inserirlo nel romanzo.
Hai scoperto qualcosa che ti ha particolarmente sorpresa durante le tue ricerche? Hai imparato qualcosa di nuovo e inaspettato?
Il senso di fratellanza. Immaginavo che queste persone sarebbero state legate le une alle altre, ma non sapevo quanto, a tutti gli effetti, fossero una famiglia. Ascoltare le loro storie su come il club li avesse aiutati a superare momenti difficili, su come fosse stato davvero presente e di sostegno, mi ha davvero commossa. In fondo è quello che cerchiamo tutti, no? Una famiglia e degli amici così.
Hai incluso una playlist nel tuo romanzo. Quanto è importante la musica per te e per la tua scrittura?
La musica mi influenza moltissimo. Di solito ho un progetto abbastanza preciso di cosa scriverò e di come svilupperò la storia: ho un’idea generale ancora prima di iniziare a scrivere. La musica può aiutarmi a capire come una certa scena si svilupperà, come suonerà. Posso ascoltare una canzone ed essere così colpita da una frase da trovarmi a scrivere una scena intera partendo da essa. In genere succede quando riesco a collegare la frase di una canzone (o la canzone intera) al carattere di uno o più personaggi. Metto sempre la playlist in fondo al romanzo come ringraziamento e come riconoscimento di quanto e come queste canzoni mi aiutino a scrivere la storia.
I tuoi libri tendono a presentare diverse sfaccettature, giusto?
Adoro le storie d’amore, ma mi piace anche affrontare gli stereotipi e il diverso modo di percepire la realtà di ognuno di noi. Sono cresciuta in un quartiere meno rispettabile di quello in cui vivo ora e non è un segreto, anzi: mi piace ricordarlo a chi mi segue. Scrivo solo di ciò che ho provato in prima persona o di esperienze vissute da persone che conosco. Ecco perché scrivo storie “crude” nelle quali i mie lettori si immedesimano e – quindi – traggono coraggio: vedere qualcuno affrontare le tue stesse difficoltà, e risolvere felicemente, anche se si tratta di un personaggio fittizio, dà loro forza.
Se facessi parte di un motorclub, quale credi sarebbe il tuo soprannome?
Tra i motociclisti non puoi sceglierti un soprannome, ti viene dato e spesso è associato a uno scherzo o a una battuta. Il mio probabilmente sarebbe “la scrittrice”. Perlomeno, è come si riferivano a me per la maggior parte del tempo. Immaginatevi la scena: sono in un motorclub con reggiseni appesi al muro, circondata da questi motociclisti e dalle loro enormi motociclette, ed io me ne sto lì seduta al bancone, a chiacchierare e prendere appunti. Di solito sentivo qualcuno chiedere:“Ehi, quella chi è?”E la risposta era sempre “Oh, è solo la scrittrice”.

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