Piccolo, adorabile anarchico

I gatti hanno superato i cani in Italia. Sette milioni, questi ultimi, contro 7,5 milioni di felini domestici. A vantaggio del gatto gioca la facilità con la quale è possibile ospitarlo anche in appartamento: non ha bisogno di essere portato fuori, di fare lunghe passeggiate. Inoltre è pulito, non ha cattivi odori e sporca nel contenitore della “sabbietta”. Non è tutto: è anche un animale affettuoso, ma indipendente, che accetta senza particolari problemi di essere lasciato da solo in casa mentre i padrone è fuori, al lavoro o a scuola. Abbiamo scritto “padrone”, ma sarebbe meglio dire amico o compagno. Perché un gatto non ha padrone. A differenza del cane, non sarà mai un gregario. “Se sei degno del suo amore – ha scritto Theophile Gautier – un gatto sarà tuo amico, ma mai uno schiavo”. E secondo Paul Gray “I gatti sono stati messi al mondo per contraddire il dogma secondo il quale tutte le cose sarebbero state create per servire l’uomo”.
Non a caso i gatti piacciono alle persone più indipendenti, ai ribelli, agli artisti. Ernest Hemingway li adorava, così come Colette, scrittrice controcorrente e scandalosa. Basta cercare sul Web le sue foto: immancabile sulla sua scrivania il flessuoso animale. Per contro, i gatti sono detestati da chi apprezza l’autorità e il potere. Alessandro il Grande li odiava, mentre Napoleone e Hitler ne erano terrorizzati. “Se vuoi conquistare il mondo – osservava con un pizzico d’ironia il grande etologo Desmond Morris – è meglio non dividere la propria vita con un animale che non si lascia assolutamente conquistare. Da nessuno”.
Il gatto, insomma, è la cartina tornasole della nostra personalità. Se siamo capaci di amarlo così com’è, il piccolo anarchico ci regalerà il suo affetto. Prezioso, perché come ha scritto Pam Brown “Un gatto trasforma il ritorno in una casa vuota nel ritorno a casa”.

Cane o gatto?
La differenza caratteriale fra cane e gatto ha precise ragioni. Il cane discende dal lupo (anche il piccolo chihuahua, testimoniano le analisi del Dna), animale la cui sopravvivenza dipende dal branco. Il padrone per lui è il capobranco. Da sempre, invece, il gatto è un predatore solitario. E se l’uomo cacciatore ha iniziato ad addomesticare il cane già nel paleolitico, centinaia di migliaia di anni fa, il rapporto del gatto con l’uomo è nato solo all’alba delle grandi civiltà. Quando il progresso dell’agricoltura ha creato i granai. E il piccolo felino si è rivelato l’arma migliore per tenere i topi lontani.

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