Secondo la scienza si può essere innamorati di più persone

 La professoressa Barbara Fredrickson dell’Università della Carolina del Nord, sostiene che l’amore è la somma di “micro-momenti” di connessione con altre persone, che provocano una sensazione di benessere

 

Sull’amore si scrivono da secoli poemi, storie e romanzi. Il concetto di amore nella nostra società è andato modificandosi nel tempo: dal Romanticismo in avanti, grazie alla letteratura, si è diffusa una nuova concezione di amore, in contrasto con quelle precedenti. È un amore profondo, che sfugge alla ragione, e per il quale si è pronti a superare ogni ostacolo: stiamo parlando dell’amore romantico.

Una concezione che resiste e che oggi è più attuale che mai. Siamo costantemente bombardati da stereotipi romantici sull’amore: idee e concetti che si ritrovano in libri, film e canzoni, che  fanno sognare le persone più sensibili e idealiste.

Alcuni studiosi hanno cercato di dare all’amore una spiegazione più razionale. La psicologa Doroty Tennov nel 1979 pubblicò uno studio condotto su più di 500 persone innamorate e coniò il termine limerence, per descrivere lo stato mentale di chi si innamora perdutamente, considerandolo come ossessivo-compulsivo. L’antropologa Helen Fischer nel 2014 ha condotto diverse ricerche sull’amore romantico, sottoponendo 37 persone che dopo 25 anni di relazione si dicevano ancora innamorate del partner, a una risonanza magnetica cerebrale. Così la dottoressa Fischer ha scoperto che durante l’innamoramento vengono attivate aree specifiche del cervello, in alcune cellule chiamate cellule ApEn, con produzione di ormoni ed endorfine.

Più recentemente, Barbara Fredrickson (Professoressa di Psicologia  dell’Università della Carolina del Nord) ha affermato che, secondo studi di psicologia positiva, l’amore va visto anche come la somma di “micro-momenti” di connessione con altre persone. Basandosi su questa prospettiva, l’amore è considerato come un “micro-momento” in cui due persone raggiungono una connessione speciale che si sviluppa principalmente nel loro cervello. Si tratta di un gruppo di neuroni che, per un istante, si riflettono nei neuroni dell’altro cervello producendo nel corpo sostanze che provocano una sensazione di benessere e il desiderio di far sentire bene anche l’altra persona.

Se si sceglie di considerare l’amore da questo punto di vista, è possibile sfatare la nostra comune tendenza culturale a pensare che la cosa più normale o corretta sia amare un’unica persona scelta in modo del tutto irrazionale, che nulla ha a che fare con la scienza. Eppure gli studi suggeriscono non solo che sia il cervello a dare questi impulsi, ma che questi momenti di comunicazione tra un neurone con un altro, avvengono tra esseri umani in generale: non vi è dunque nessun limite a vivere quest’esperienza con più di una persona.

Comprendendo questa caratteristica del cervello, potremmo vivere l’amore come qualcosa che ci collega con il resto dell’umanità e con più persone, non solo con un individuo. Nonostante ciò possiamo comunque scegliere di formare una coppia con una persona in particolare.

Ecco che, allora, tra noi e quella persona vi saranno migliaia di momenti che potranno essere intensificati e vissuti più volte, rendendo unico, durevole il rapporto e scegliendo di affrontare una sfida tra le più ardue e meravigliose che ci siano: l’amore duraturo, che mira al “per sempre”.

Leave a Comment