Da Torino a Broadway: intervista all’attrice Francesca Capetta

In occasione dello spettacolo di beneficenza “Broadway&jazz”, prodotto dall’Associazione umanitaria Amitié Sans Frontières con il patrocinio del Principato di Monaco, abbiamo conosciuto Francesca Capetta, cantante e attrice torinese d’origine, volata a New York nel 2013 grazie a una borsa di studio e diventata un’artista affermata. Quattro chiacchiere con Francesca.

Come è nata la tua passione per il teatro e come mai hai scelto proprio il cabaret?
La mia passione per questo mondo nasce presto. All’età di sei anni passavo le serate nella mia stanza a cantare per ore. Un interesse innato diciamo, che crescendo ho deciso di perseguire. In Italia però è molto difficile vivere di solo teatro e quindi nel frattempo ho frequentato economia all’Università, come piano b.

Cosa avresti fatto se non fosse andata nel campo teatrale?
Sarebbe stato un vero dramma… Quel che so è che l’economia non fa realmente per me. Ho sempre avuto un solo e unico obiettivo, che era quello di fare il percorso che sto costruendo.

Puoi spiegare alle ragazze che ci leggono e che vorrebbero iniziare ad avvicinarsi al teatro, com’è stata l’audizione per accedere all’AMDA (American Musical and Dramatic Academy)?
Molto dura, come anche la vita all’interno della scuola. Il primo ostacolo è sicuramente la lingua: per il primo mese e mezzo non son stata in grado di comprendere i differenti accenti con i quali le persone mi parlavano. Inoltre la giornata all’AMDA era molto impegnativa, entravo al mattino presto e uscivo alle nove e mezza di sera. A parte tutto però, è stato davvero un’emozione unica.

Quali sono i personaggi da cui hai tratto e trai ispirazione?
Se devo pensare a qualcuno che ammiro molto in questo campo, non posso che rispondere Lisa Minelli. Lei è davvero una star, una divinità.

Da Torino a New York, un bel salto. Come è stato ambientarti nella Grande Mela?
Arrivare a NY è stata un’emozione grandissima. La città poi ti regala molte energie. Sarà che chi arriva a NY lo fa perché è determinato a inseguire il suo sogno e di sicuro fermo non ci sta: questo lo respiri nell’aria cittadina ed è davvero stimolante.

La scorsa estate hai messo in scena uno spettacolo tutto tuo che ha avuto molto consenso sia di critica sia di pubblico, “An Italian in New York”. Qual è stata la chiave di tanto successo?
Credo l’unione di due stili che non si erano mai visti insieme sullo stesso palco: lo show e il jazz. Diciamo che è stata una assoluta novità.

Tornerai a esibirti in Italia, magari con il tuo spettacolo?
Forse qualche data, ma onestamente amo così tanto vivere a NY. Per carità mai dire mai, ma per ora non se ne parla. Come dicevo prima la città mi offre l’energia che mi serve per stare sul palco.

Qual è il lato negativo di essere “la nuova stella del cabaret newyorkese”?
Sicuramente lo stress, che è davvero tantissimo. Dietro a uno show di un’ora e mezza ci sono  mesi di lavoro, giorni interi di prove e perfezionamenti: potrebbe non sembrare, ma in realtà è un mestiere molto impegnativo.

Cosa consigli ai giovani che desiderano intraprendere la tua carriera?
Scuola, scuola, scuola. Il mio consiglio è studiare tanto, perché è utile. Nel teatro come in tutte le discipline, prima di poter dare il cento per cento di sé bisogna acquisire il metodo: solo con una formazione solida si potrà esprimere al meglio il proprio potenziale. Quindi, ragazze, il consiglio è impegnatevi per il raggiungere il vostro sogno!

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