Il Capsule wardrobe minimale e versatile: come sopravvivere con pochi abiti

La moda impone frequenti cambi di stile. Ma questo costa. In più, spesso, si compra compulsivamente. Il risultato che nell’armadio ci sono troppi abiti che non rappresentano il nostro stile o non si adattano alle nostre esigenze. Ci vuole il “guardaroba capsula”, minimale e adatto a noi

Alzi la mano chi non è mai andata a fare shopping perché quel giorno lì non si sentiva abbastanza carina. O perché era stata una brutta giornata, o ancora, perché si sentiva annoiata o era strafelice e voleva farsi un regalo? Poi, però, tornata a casa, si era resa conto che gli acquisti non rappresentavano il suo stile. Risultato: da allora, quegli abiti o accessori, sono rimasti nell’armadio a tenere spazio e a prendere polvere.

Ma arriva sempre il momento in cui non se ne può più di tutta quella roba e si vuole cambiare. Così, ripensare il guardaroba diventa una questione di sopravvivenza e di riposo mentale. C’è bisogno di un Capsule wardrobe, un “guardaroba capsula” (termine coniato già negli anni ’70, ma attuale più che mai) con pochi capi importanti e un giro di magliette, gonne e pantaloni quasi usa e getta. Il suo motto è: minimale e versatile.

La texana Caroline Rector del sito Unfancy ha dichiarato guerra al troppo e deciso che poteva vivere con 37 pezzi per ciascuna stagione. Una follia? Scrive che “dopo aver provato a vivere per un anno con un armadio minimale, si è scoperta più contenta, fiduciosa in se stessa e felice che mai”. Esagerazione? Potete provare anche voi, perché la blogger ha creato un piano per aiutare a crearsi il proprio capsule wardrobe scaricabile gratuitamente dal suo sito. È in inglese, ragazze, un ottimo esercizio! Se invece non volete sforzarvi, ci sono i consigli di Vinziana, di Armadio variabile.

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Una teoria che ha conquistato il mondo

Avevamo già parlato, su Ragazza Moderna, della giapponese Marie Kondo, ma lo rifacciamo volentieri. Nel suo libro “Il magico potere del riordino” spiega come fare ordine a casa propria e vivere più leggeri, anche mentalmente. Il libro, che è stato un caso editoriale nel 2015, pubblicato in più di 30 Paesi, sembra aver segnato una netta separazione tra il mondo di prima (fatto di acquisti compulsivi) e il mondo di oggi.

La sua teoria si basa su un semplice assunto: liberarsi degli oggetti che “non diffondono gioia”. Dunque, anche degli abiti. E, in effetti, non c’è niente di più personale di abiti e accessori, che, in qualche misura ci rendono effettivamente felici.

Marie Kondo consiglia di identificare con chiarezza l’immagine del nostro armadio ideale. E poi, aggiungiamo noi, della nostra immagine ideale.

Il contenuto dell’armadio deve rispettare il nostro stile. Può aiutare una lista scritta del contenuto. Poi, e qui arriva la scocciatura che farà desistere molte di noi, bisogna tirare fuori tutto. Quindi, scegliete solo gli abiti che danno gioia. Poi, quelli che conservate, piegateli bene, per ordinare il vostro nuovo capsule wardrobe.

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Le blogger nel mondo

Stanno spuntando come funghi i post di blogger internazionali che riflettono sul sovraffollamento dei loro armadi. Scegliere e abbinare ogni giorno i vari pezzi è una vera fatica mentale. Che, sommata a tutte le altre fatiche quotidiane, alla fine distrae dai veri obiettivi della nostra vita. Una di queste è la blogger francese Garance Doré, che in un momento di intimismo scrive  “Il mio armadio è il mio terapista”.

O, come scrive Carelia di My Small Wardrobe scegliete poche cose, ma che siano impeccabili per il vostro fisico. Un consiglio d’oro, ma estremamente difficile da applicare.

Le insidie e le malie della moda sono sempre in agguato.

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