Tutte le donne dell’argan: sogni a lieto fine di un bel cortocircuito in rosa

Fatima Ihihi è una giovane che ha realizzato un sogno poi passato a centinaia di donne che, con quel sogno, si sono emancipate. E tutto grazie a una prof di chimica che amava gli alberi di argan.

Fatima Ihihi è una giovane marocchina. Si ritiene fortunata perché il padre le ha consentito di terminare gli studi, come i fratelli. Una volta laureata, è stata aiutata a realizzare un sogno: alfabetizzare le donne del suo villaggio, Akhsmou, e insegnare loro un lavoro. Naturalmente, gli uomini non erano tutti d’accordo: c’erano già loro, scolarizzati e produttivi. A che servivano donne colte?

Nel 2004, il progetto di Fatima parte e coinvolge 29 donne. Oggi, Fatima ha 34 anni, le donne sono un centinaio e lavorano per Toudarte, una delle 300 cooperative femminili che producono e commerciano olio di argan del Marocco.

 

L’inizio della storia

Tutto ciò, però, prende il via nel 1996 grazie a un’altra donna, Zoubida Charrouf. È docente di chimica all’Università. Per decenni ha assistito alla deforestazione di intere piantagioni di alberi di argan, senza poter far nulla. Poi, urla al disastro ambientale. Ma con astuzia. Spiega che quelle piante contengono una fonte di reddito inenarrabile. E parte dalla ricerca scientifica. Analizza la composizione dei semi di argan che risultano uno degli alimenti più ricchi di omega 6 al mondo. Un toccasana dentro e fuori l’organismo. 

Charrouf intuisce che argan significa oro per la sua società e che la via per l’emancipazione delle donne marocchine può passare da lì. Solo le donne berbere sapevano come ricavare l’olio dai semi. È un procedimento lungo e faticoso: si battono per 20 ore in un mortaio per un litro di liquidoCharrouf recupera la tradizione. Fonda una cooperativa femminile che inizia a produrre l’olio, che poi vende ai turisti. A questi spiega anche le prodigiose qualità. È un successo strepitoso.

Finalmente il governo marocchino intuisce l’opportunità di questa attività e sostiene le cooperative femminili. Da lì alle 300 coop rosa di oggi il passo è breve. Nel frattempo, arrivano le grandi case cosmetiche, che iniziano a lavorare direttamente con loro. Il business è incredibile. I benefici a cascata. Le donne si istruisconopretendono cultura anche per i loro figli, si comprano casa, creano economia. E, anche la giovane Fatima può realizzare il suo sogno. Che, in fondo, è stato quello di regalare sogni ad altri donne. Un bel cortocircuito. Tutto in rosa.

 

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